Bella Ratchinskaja: il racconto della maestra di Lusymay Di Stefano

La Maestra Bella Ratchinskaja diplomata con onore all’Accademia di Stato del Balletto di Perm. Vanta una carriera brillante nel mondo della danza. Dal 1972 è solista presso la compagnia “Choreographical Miniatures” diretta da Leonid Veniaminovič Jakobson. Presso l’Accademia Vaganova riceve con il massimo dei voti, il titolo ufficiale di pedagogo del balletto classico, delle danze storiche, di carattere e repertorio. In Italia la ricordiamo prima con il Teatro e l’Accademia di Danza dell’Opera di Roma e poi con l’Accademia di Ballo del Teatro alla Scala di Milano. Nel corso degli anni ha mantenuto sempre vivo interesse per l’attività coreografica, realizzando dei balletti classici e demi-caractére per gli allievi.


Con l’eleganza e il sorriso di chi ha davvero tanto da raccontare, inizia così l’intervista a Bella Ratchinskaja.
Gli occhi turchesi si tingono di ricordi appena le chiedo di raccontare la prima volta che ha visto Lusymay: “L’ho incontrata a Roma ed ho avuto subito la percezione che fosse una ragazzina speciale, sia per le sue doti fisiche, che artistiche.”
Continua poi, raccontando l’inizio del suo lavoro come Maestra alla Scala di Milano: “Inizialmente Lusymay aveva difficoltà nell’ascoltare i consigli, il suo carattere non era affatto semplice”. Confessa, ripensando alla testardaggine della piccola ballerina. Il suo viso, divenuto severo al ricordo, lascia il posto ad una materna dolcezza e nel descrivere un aneddoto la chiama “Mi Cuccioli”.
Con un meraviglioso e austero accento russo, elenca i numerosi spettacoli tenuti alla Scala di Milano, dove la ballerina siciliana si è esibita. Non con poca amarezza, esprime dispiacere per la decisione di lasciare la brillante carriera in divenire, per ritornare nella amata Sicilia e intraprendere il progetto di diventare Maestra di danza.
Durante l’intervista, siamo ospiti proprio all’Accademia di Danza Vincenzo Bellini di Lusymay. Bella Ratchinskaja non può fare altro che guardare con ammirazione l’allieva diventata Maestra: “È giovane e coraggiosa, mette a disposizione tutta l’energia che possiede, diventerà una brava insegnante. La Sicilia è una terra ricca di talenti, sarebbe bello che anche le altre scuole di danza facessero squadra con il progetto di Lusy, per poter aiutare i giovani a fiorire”.
Dalle sue risposte, emerge forte e dirompente l’amore per l’insegnamento della danza. Definendo il ruolo di Maestra racconta di sé: “Sento di essere uno scultore per i miei allievi, come un artigiano con la cera plasmo i loro corpi e con affetto ed esperienza aiuto ad alleviare le sofferenze causate dal rigido allenamento”.
Inevitabilmente, ci imbattiamo in una riflessione estemporanea sulla difficoltà che oggi ha l’insegnante di danza nell’approccio alle nuove generazioni: “Un tempo, era come se il Maestro fosse rivestito da un’aura quasi divina, oggi è andato perso questo amore incondizionato. I giovani, magari preferiscono mettere passione dentro progetti a mio avviso superficiali. La danza classica ha bisogno di grande sacrificio, sorretto da un grande sentimento”.
Soffermandosi sul rapporto che intercorre tra allievo e Maestro, Bella riflette sulla differenza sostanziale fra culture diverse, ritrovandosi molto affine a quella orientale. Ad esempio coreani e giapponesi si avvicinano all’ideale di allievo attento e disciplinato che custodisce l’insegnamento come un tesoro.


A chiusura dell’intervista, siamo tornate a Lusymay e ad un episodio specifico, sottolineando la tenacia indispensabile per la danza classica. La risposta mi ha sorpresa, dandomi nuovamente conferma di quanto fosse grande l’amore di Bella per l’insegnamento: “Inizialmente se Lusy non riusciva a far bene un passo, abbandonava l’esercizio, arrabbiata per la sconfitta. Un giorno invece, nonostante l’errore, ha continuato l’esecuzione del movimento portandolo comunque a termine. Mi commossi. Capii che si fidava di me e che aveva messo da parte un lato del suo io per divenire una ballerina”.

Alessandra Famoso
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